Partiamo dal presupposto che ho 20 anni e fino al giorno prima di partire per Canazei mi chiedevo cosa stessi andando a fare al Camp di Michele Bravi. Mi aspettavo di ritrovarmi circondata da lacrime e svenimenti, ma non è stato così e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa. Ho passato una settimana in un luogo che ha come sfondo un paesaggio a dir poco poetico, in mezzo a persone squisite, dai tutor alle insegnanti di inglese, con cui ci scappavano anche i discorsi filosofici di mezzanotte.
L’atmosfera che regnava era calma e quasi professionale.
A tratti ho avuto davvero l’impressione di lavorare con Michele.
Sono tornata a casa consapevole di tutto quello che c’è dietro alla figura di un artista, dalla programmazione della pubblicazione dei post sui social al risolvere i vari inconvenienti che si presentano sempre all’ultimo minuto.
Ho vissuto un’esperienza oltre le mie aspettative e ne esco soddisfatta per quello che si è cercato di creare, per aver cambiato un po’ le dinamiche e aver reso la “celebrità” qualcuno non da idolatrare, ma da cui poter imparare.
Dopo una cosa simile è difficile tornare indietro, quindi, nel caso dovesse ripetersi l’anno prossimo e lo spero vivamente, mi sto già prenotando un posto, sappiatelo.
Chiara