Non posso credere che siano già passati due giorni da quando tutto era pieno di musica e divertimento.
Ancora non mi sono abituata al fatto che il latte me lo devo prendere da sola e non aspettare il cameriere ormai noto;
delle volte la mattina mi aspetto sempre che i nostri amati e pazzi tutor ci bussano alla porta per accettarsi che siamo sveglie; oggi sono uscita per il centro della mia città e, ad un certo punto, ho guardato l’orologio ed ho pensato: “Chissà che attività faremo oggi, spero di cantare di nuovo tutte insieme con la chitarra dell’Ila… “. E’ stato orribile rendermi conto che nessuno mi avrebbe portato il latte, né che la chitarra dell’Ilaria (o direttamente l’Ilaria e le altre ragazze) non era qui con me.
Mi manca anche il semplice fatto che, sì, ci svegliavamo alle 7.15 (chi più chi meno), ma tutte noi sapevamo che durante la giornata avremmo fatto qualcosa che amavamo, senza essere giudicate da nessuno, senza essere prese di mira ma soprattutto… senza sentirsi più soli.
Sì, perchè io durante questi sei giorni mi sono sentita finalmente capita e compresa.
Quando si conosce una persona, solitamente le prime domande sono: ‘Come ti chiami? Quanti anni hai? Da dove vieni? Che scuola fai?’. Al Summer Camp della Team World è stato diverso fin dal principio, perché le prime domande che venivano formulate erano: ‘Come ti chiami? Sei una Directioner? Cosa ascolti oltre ai ragazzi?’.
Stare a Canazei rendeva tutto più magico e fin troppo vero per essere la vita reale, tanto ché ormai ho perso la cognizione del tempo.
E la musica… si viveva di musica, la musica che amiamo, la musica per cui viviamo.
Ragazze, mi mancate.
Ci vediamo l’anno prossimo, vi voglio bene.
Vio xx